Conosciute anche come Grotte Celesti del Nepal, le Grotte del Mustang sono in pratica un insieme di circa diecimila grotte che l’uomo ha scavato nel corso dei secoli sui fianchi delle valli del Mustang in Nepal; ancora oggi, nonostante i numerosi gruppi di archeologi siano tuttavia al lavoro per cercare di sapere qualcosa di più su qusto luogo così affascinante e misterioso, non si è riusciti a stabilire con esattezza chi abbia fatto tutti questi buchi, quando li abbia fatti, e soprattutto a cosa servivano.

A dire il vero c’è anche un altro mistero sulle Grotte del Mustang, perché non si riesce proprio a capire come abbiano potuto fare i popoli antichi, e come facciano quelli che ci vivono attualmente, ad arrampicarsi per raggiungere queste cavità, che si trovano ad un’altezza di almeno 45-50 metri dal suolo, in una gola scavata dal fiume Gandaki che è addirittura molto più grande del Grand Canyon, una vera impresa!

Informazioni storiche

In questa zona, un tempo chiamata Parbat, sorgeva l’antico Regno di Mustang, conosciuto anche come Regno di Lo, un reame isolato e completamente autonomo situato alle pendici dell’Himalaya, territorialmente di pertinenza del Nepal almeno fin dal 1789; proprio il suo totale isolamento dal mondo esterno ha fatto si che tutto l’intorno sia riuscito a conservarsi in ottimo stato, inclusi gli antichi dialetti tibetici che le popolazioni del luogo ancora oggi parlano.

Il regime monarchico del Mustang cessò di esistere nel 2008, ovvero quando il governo nepalese, ormai diventato una repubblica federale, prese questa categorica decisione; anticamente la vita scorreva tranquilla nel Regno di Mustang, e tutte le attività si svolgevano nella sua capitale Lo Manthang, città fondata probabilmente verso la fine del secolo XIV che oggi conta su una popolazione che si aggira orientativamente sulle 2000 unità, dato relativo all’ultimo censimento effettuato circa una decina di anni fa.

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Ritrovamenti di scheletri nelle Grotte del Mustang

Nel corso degli anni sono stati fatti molti studi sulle Grotte del Mustang, e sono di conseguenza molte anche le testimonianze ed i reperti archeologici riportati alla luce; verso la metà degli anni 90 poi, un gruppo di studiosi con a capo il fotografo ed avventuriero Cory Richards e l’archeologo Mark Aldenderfer, ha addirittura scoperto, in una delle migliaia di caverne scavate nei monti, ossa appartenenti ad almeno una dozzina di corpi umani, e si è stabilito che esse risalgono perlomeno a 2000 anni fa.

Da quel momento in poi, le indagini archeologiche sulle Grotte del Mustang si sono decuplicate, e sono state organizzate varie spedizioni che poco a poco hanno ridato la luce a diversi reperti, tra cui antichi manoscritti sulla storia buddista, murales, attrezzi di lavoro, contenitori, oltre ovviamente ad altre ossa e scheletri sia umani che animali. Cultura, esplorazione, scienza, e storia, si intrecciano tra loro per cercare di raccogliere dati su questo luogo così interessante e misterioso che lo stesso Richards definì ‘un gigantesco castello di sabbia’.

Le Grotte del Mustang oggi

Prima della sua definitiva annessione politica e territoriale al Nepal, non era assolutamente possibile visitare il Regno di Mustang, anzi era addirittura proibito l’accesso con la sola esclusione per i residenti; una volta persa la sua storica indipendenza invece, le cose sono completamente cambiate anche se, a dire il vero, i popoli del posto continuano ad essere piuttosto diffidenti verso persone e cose appartenenti a quello che ancora oggi chiamano ‘nuovo mondo’.

Sia come sia, oggi le Grotte del Mustang sono occupate da piccoli gruppi di persone, per lo più anziani, ed ha dell’incredibile vedere in che modo questa gente è capace di vivere la sua vita quotidiana completamente isolata dal mondo, ma allo stesso tempo in perfetta armonia sia con l’intorno che con gli altri ‘concittadini’. Recentemente sono state scoperte 12 nuove grotte in prossimità del massiccio di Annapurna, quasi tutte decorate in antico stile buddista con dipinti, affreschi, e murales.