Per chi non lo sapesse, esiste una specie di scimmia antropomorfa conosciuta come bonobo, geneticamente molto simile all’homo sapiens sapiens, che vive nel cuore della giungla congolese; ebbene, questa specie di primate è stata proprio recentemente oggetto di studi da parte dei biologi e degli antropologi, proprio perché esiste da svariati secoli, e conserva intatte tutta una serie di abitudini e comportamenti che offrono la possibilità agli investigatori di fare ogni giorno interessanti scoperte sul tipo di vita che conducevano in antichità e che continuano a condurre oggi.

E’ stata la sfera ‘sessuale’ quella a destare maggior interesse negli studiosi, perché i bonobo, contrariamente ad altre specie di primati come ad esempio i babbuini, notoriamente molto aggressivi perché sempre in lotta per la supremazia territoriale, hanno rivelato avere una vita molto tranquilla e ben organizzata, e si pensa che, per grosse linee, la loro organizzazione sociale non era poi così distante da quella delle prime tribù preistoriche. Erano le femmine ad occupare le posizioni dominanti, ma la cosa più strana che si è osservata è che questa specie di scimmia era molto poco propensa a fare la guerra, preferendo passare molte ore al giorno a fare sesso allegramente, anche scambiando le coppie in modo casuale, e ciò per rinforzare i vincoli sociali e per allentare ogni tensione nel gruppo.

La presa di coscienza della sessualità

Gli studi antropologici fatti nel corso dei secoli ci dicono che l’essere umano si rese conto della propria sessualità molto prima di quanto ci si potesse immaginare; si parla più o meno del secolo XVIII a. C, ovvero ai tempi dell’antico Regno di Babilonia, e le prime testimonianze si possono incontrare nel famoso Codice di Hammurabi, una delle raccolte di ‘leggi’ scritte più antiche al mondo che rappresenta, tra l’altro, anche una tra le opere letterarie più antiche ed importanti mai rinvenute.

Probabilmente la presa di coscienza della propria sessualità avvenne addirittura prima di quel periodo, perché, proprio in base a quanto riportato sul Codice di Hammurabi, a quell’epoca aveva già preso piede addirittura la prima forma di prostituzione mai esistita, la prostituzione sacra, atto che si consumava a mò di rituale all’interno di luoghi di culto e preghiera, e che voleva essere una sorta di buon auspicio per la fertilità delle donne.

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La comparsa del fenomeno della prostituzione

Sembra siano stati i Sumeri a praticare per primi questo tipo di rituale, e si narra che a Babilonia ogni donna dovesse recarsi almeno una volta nell’arco della sua vita, in visita di ‘devozione’ al Santuario di Militta, tempio eretto in onore della Dea Anahita (altro nome di Afrodite), ed intrattenere al suo interno un rapporto sessuale con uno straniero, una sorta di pegno simbolico da pagare per avere in cambio una buona fertilità.

In pratica su buona parte del territorio della Mesopotamia, che come ben sappiamo si estendeva a ridosso dei due fiumi Tigri ed Eufrate, erano presenti vari templi e santuari chiamati le case del cielo, luoghi che erano dedicati per lo più alle divinità protettrici dell’amore, della fertilità, dell’abbondanza; al loro interno si svolgevano riti e cerimonie sacre durante le quali le donne offrivano il loro corpo ai viaggiatori, ottenendo in cambio dagli dei la promessa di grande fertilità.

Prostitute demonizzate e prostitute venerate

E’ curioso notare come, nel corso dei secoli, i popoli abbiano approcciato con il tema della prostituzione in modi diversi; nell’antico Israele era infatti considerata una pratica comune, anche se le leggi ebraiche la vietavano categoricamente, ed anche ai tempi della Grecia antica essa veniva tollerata eccome, così come del resto succedeva anche sotto l’Impero Romano d’Occidente. Fin qui, dunque, tutto liscio come l’olio….ma non si era ancora prevista l’ascesa della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana, un errore gravissimo.

Nel Medioevo infatti, a causa della forte opposizione da parte della Chiesa, si attraversò un periodo durante il quale chi si prostituiva veniva addirittura considerato un ‘essere peccaminoso’, pertanto malvagio e meritevole di castigo; successivamente, quello di prostituirsi tornò per qualche tempo ad essere considerato un mestiere addirittura ‘socialmente utile’ in quanto (vox populi), si pensava che potesse evitare fenomeni ‘eticamente peggiori’ come ad esempio stupro, sodomia, e masturbazione. Morale della favola: ancora oggi non si hanno le idee chiare su questo tema, ed ogni paese del mondo lo affronta secondo il suo punto di vista.